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Il ruolo del gioco nel nostro percorso

I giochi e le successive riflessioni sono stati punti focali degli incontri, in quanto ci hanno aiutato a entrare nello spirito collaborativo e riflessivo di questo CCBB.
Il primo incontro è stato appunto iniziato con il “gioco dei nodi”.
Le regole sono le seguenti:
–          Iniziare disposti a cerchio;
–          Stendere le braccia e alzarle fino all’altezza delle spalle;
–          Chiudere gli occhi;
–          Camminare sino al centro cercando di trovare le mani di altri compagni, possibilmente non di quelli vicini;
–          Dopo aver trovato una mano per ogni mano aprire gli occhi;
–          Quando tutti hanno le due mani unite ad altre due, cercare di sciogliersi.

Abbiamo ripetuto il gioco per tre volte; il gioco è bello perché ogni volta viene diverso.

GIOCO NODISubito dopo è iniziata la “macchina ritmica”, un divertente gioco in cui bisogna stare attenti agli altri, seguirli e divertirsi. Lo svolgimento è facile e ogni volta differente.

C’è un “motore”, una persona che comincia a fare un movimento con un’andatura lenta perché lo deve continuare per diverso tempo;
A mano a mano, ci si collega alla persona con un movimento che si inserisca in quello del compagno un po’ come in un grande ingranaggio.
Non ci si può toccare, non ci si può fermare, bisogna seguire il ritmo.
La successiva riflessione, come in tutti gli incontri, ha dato spazio ai nostri giudizi e commenti.

Il gioco dei nodi ci aiuta a capire che quando c’è un problema un po’ complicato dobbiamo risolverlo con calma, mentre la macchina ritmica ci aiuta a rispettare gli altri.

Un altro concetto che questo progetto ci deve far capire è che più siamo meglio è.
Certo, è un po’ più difficile lavorare, ma ci sono più idee e insieme ci si aiuta.

1+1=3 è il motto di Michele, vuol dire che se mettiamo insieme due idee alla fine ne otteniamo 3: le due iniziali e quella che si è creata dall’unione di queste due.

Finito questo momento di riflessione è stato eseguito un altro gioco per conoscersi meglio in particolare i nomi.
La prima volta che è stato eseguito bisognava indicare una persona, quella diceva il suo nome e poi indicava un’altra che a sua volta diceva il suo nome e così via.
La seconda volta bisognava ricordarsi il nome di chi chiamare e quando sentivi il tuo chiamavi quello che prima avevi indicato.
La terza volta è stato fatto tutto con una pallina. La quarta e la quinta con diverse palline.
La quarta volta non è venuto perché ci si distraeva, mentre la quinta è riuscito, perché ognuno era concentrato sul proprio compito anziché distrarsi a guardare gli altri e le palline in volo.

NAUFRAGI-SANTARCANGELOIl successivo incontro è anch’esso ruotato su un gioco: quello dei “naufraghi”. Ci è stata consegnata la seguente fotocopia:scheda-naufraghiNon è stato facile in quanto in totale eravamo più di 30. Individualmente ci sono voluti 2 minuti, poi, però continuando il tempo è progressivamente aumentato fino a 10 minuti quando eravamo tutti. Il modo di avanzare è sempre stato il medesimo, i gruppi confrontavano i materiali scelti e dovevano concordare una nuova lista comune. Votare è stato, alla fine, l’unico modo possibile, ma in pochi si poteva arrivare insieme a un comune accordo. E’ questo il bello del gioco, che non propone solo gli ideali di ascolto, democrazia e decisione, ma dimostra che è meglio arrivare, finché si può, a decisioni comuni per risolvere grane future. Dei giochi è stato quello maggiormente apprezzato. Aiutava al confronto, in quanto ognuno voleva portare oggetti secondo la propria idea di isola e cosa ci voleva fare. Se si voleva scappare si prendevano materiali come la canoa, se la si considerava pericolosa si prendevano le armi…

MANINel successivo incontro, a metà percorso si è fatto un gioco sul tatto, in quanto alleniamo molto la vista e il gusto, ma gli altri sensi li sottovalutiamo. Ci hanno fatto fare due cerchi, uno più grande e uno più piccolo all’interno del precedente. Ognuno aveva davanti una persona che faceva parte dell’altro cerchio. Quelli del cerchio grande dovevano toccare e memorizzare le mani del compagno nel cerchio interno. Al via quelli all’esterno chiudevano gli occhi, mentre quelli all’esterno di mischiavano. Questi allora si mescolavano e ognuno doveva riconoscere il suo compagno. Lo abbiamo fatto due volte scambiandoci di posto tra l’una e l’altra. Il gioco si è concluso senza vincitore. Lo scopo era infatti non di trovare prima il proprio compagno bensì di riuscire a riconoscere gli altri senza bisogno della vista. Quindi serviva attenzione, perché ognuno è diverso e ha una sua particolarità.

Nel quarto incontro è stato fatto il “gioco della corda” nel quale ci eravamo disposti su una corda che dovevamo immaginare sospesa tra due montagne. Successivamente ci è stato detto di cambiare ordine per rispettare una graduatoria, bisognava aiutarsi a spostarsi secondo la posizione in cui si doveva andare. Le graduatorie cambiavano e di conseguenza cambiava la posizione. I significati erano due: la collaborazione per il raggiungimento di uno scopo e che non c’è mai uno migliore in tutto, dipende dalla graduatoria scelta. Infatti per l’altezza posso essere primo, per l’ordine alfabetico del nome terzo…
Con interviste abbiamo potuto dare un voto a questi giochi e dire come sono stati. Su dodici voti la media è stata di 8+. I ragazzi pensano sia un ottimo modo per trasmettere importanti insegnamenti divertendosi ed è anche un modo perché rimangano più impressi.

(Samuele, Samuele, Gaia, Elisabetta e Sara)